martedì 16 maggio 2017

Sense8... e due.


Sense8 si conferma una delle variazioni sul tema degli X-Men più riuscite, dove tutte le tematiche allegoriche più profonde sono affrontate. Anni luce lontano dall'esito in discesa di Heroes, mostra con fierezza le sue radici letterarie e l'origine del concetto (e della metafora) di mutante. E cioè "More Than Human" (Nascita del Superuomo) di Theodore Sturgeon. Romanzo fondativo da cui discendono icone (a fumetti e cinematografiche) oggi popolarissime, e dove troviamo la prima vera apparizione del personaggio cardine di Jean Grey. Nella seconda stagione della serie Netflix, incontriamo anche una nuova declinazione di Magneto, antagonista emblematico e altra faccia della medaglia. Tra l'altro in una forma molto inconsueta. Certamente, Sense8, per motivi estetici e di ritmo, non è uno spettacolo che può essere apprezzato da tutti. Particolare, visionario, forse un poco discontinuo, ma con un cuore enorme. Un momento alto di spettacolo, proprio per questo di nicchia, che non è solo intrattenimento per chi sa leggere tra le righe, e dialoghi superlativi. Brave, sorella Wachowski. Bravo J. Michael Straczynski. E bravo tutto il cast.

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