mercoledì 13 febbraio 2013

Davvero, di Paola Barbato


«Hai diciannove anni. Questi sono ventimila euro e quella è la porta. Perché ti avviso: io una figlia così non la voglio.»

Davvero, serie nata per il web dalla fantasia di Paola Barbato (Dylan Dog) può essere considerato un piccolo miracolo nel solitamente piatto panorama del fumetto italiano, avvezzo a cavalcare per lo più il genere avventuroso (sia pure nelle sue varie declinazioni) e a usare un linguaggio molto standardizzato. Tanto più che nel passaggio sulla carta (transizione non scontata, giacché il Davvero cartaceo è completamente ripensato e ridisegnato in funzione del nuovo media) la storia di Martina giunge a un'ulteriore maturazione e buca la pagina (letteralmente, in questo caso) con un ritmo scenico ancora più efficace.

Il McGuffin iniziale (l'espediente che innesca la trama) è la bravata del padre di Martina, Fausto Ferrari, che sfida la giovanissima e abulica figlia a intascare una tantum una carretta di soldi e a usarli per farsi una vita altrove. La reazione di Martina non è però tra le eventualità previste dall'incauto genitore. Preso il denaro, Martina va via... davvero. E non è subito chiaro se quanto seguirà sarà una commedia o un dramma. Forse entrambi, o chissà. Martina è ancora più immatura di quanto la sua età anagrafica suggerirebbe. Viziata dalla madre in modo nevrotizzante, abituata a vivere senza dover alzare un dito, preda della fatuità e di un'ignavia sconfinata, la ragazza lascia Brescia alla volta di Milano, convinta sulle prime che si tratterà solo di una passeggiata. Le cose andranno diversamente, e per la giovane signorina di buona famiglia, la sopravvivenza quotidiana si rivelerà un drago davvero tosto da combattere.


Con pochissime eccezioni, molte delle quali tutt'altro che recenti, fumetti di ambientazione italiana non se ne vedono spesso. L'esterofilia intrinseca del nostro fumetto popolare resiste al tempo più di qualunque trend, con buona pace di chi ha firmato le cronache underground degli anni settanta del secolo scorso (Andrea Pazienza su tutti). Ben venga, quindi, Davvero con le sue ambientazioni e riferimenti tutti nostrani. Un atto di coraggio è anche rinunciare a sottotesti polizieschi, avventure esotiche o avveniristiche, per tuffarsi in un realismo analitico che va crescendo pian piano come una sinfonia rossiniana, intrecciando momenti di angoscia con fulminei attimi di sollievo, divertimento, malinconia e rabbia. Insomma, ci troviamo davanti a un fumetto davvero sorprendente. La sorpresa deriva dal suo tema, introspettivo e sociale nel medesimo tempo, dal suo tono leggero e intelligente da commedia di costume, e dal ritmo impeccabile che la storia dimostra di saper reggere capitolo dopo capitolo. 


L'appeal iniziale del racconto ci rammenta lo stile pacato e incisivo di Terry Moore e del suo (amatissimo, ma alla lunga prolisso) Strangers in Paradise. Una finta soap opera in grado di spiazzare con i suoi improvvisi cambi di rotta. Il monologo interiore di Martina, l'apprensione di familiari e amici davanti alla sua effettiva fuga, sono un contrappunto di voci e caratteri che oggi è merce rara in un fumetto di casa nostra. Il linguaggio teatrale prestato alla narrazione sequenziale ne fa un'opera nuova, intrigante e da seguire con attenzione. Inoltre, scoprire l'origine on line di Davvero è una piacevole emozione in più per chi si è accostato al mondo di Martina e dei suoi amici attraverso l'edizione cartacea della Star Comics (attualmente arrivata alla terza uscita). Se il fumetto rilegato ci presenta una situazione in medias res davvero potente, la web serie (tuttora in produzione) racconta alcuni retroscena molto gustosi e un background sfaccettato di quella che è sicuramente (almeno in principio) la protagonista più irritante della storia del fumetto. Martina è pigra. Martina è imbelle. Martina non ha interessi. Martina non sa raccogliere uno spillo senza l'aiuto di qualcuno. Martina... è in pericolo (sembra avvertirci l'autrice Paola Barbato con un grido silenzioso), e necessita di un grosso aiuto prima che affoghi nel vuoto esistenziale. La prospettiva di un cambiamento (che finisce comunque con il farle correre degli oggettivi rischi) arriva dalla paradossale sfida del padre e da tutti quei soldi... così tanti, così scontati (per una come Martina). 


Il bello di Davvero è che parte da uno spunto che può prendere qualsiasi direzione e con una protagonista talmente amorfa da offrire infinite possibilità di evoluzione. Sviluppi che in tre mesi di uscite (anche se dal terzo albo la serie è diventata bimestrale) stanno già dando frutti intriganti. L'atteggiamento di Martina sta mutando senza guizzi inverosimili, ma con giusta e ragionata lentezza, mentre la piccola folla di comprimari va acquistando spessore intorno a lei. Non mancano cliché con cui giocare e spiazzare il lettore nelle sue aspettative, come il bel tenebroso dal carattere problematico. Selena, la gioviale e protettiva donna navigata, impegnata in piccoli lavori nell'ambiente dello spettacolo, incarnazione di una vita vissuta a tempo pieno, abbastanza da irrobustire carattere e anima. I piccoli egoismi, le piccole collere e l'amministrazione dell'esistenza condivisa fanno di Martina lo spettatore ideale di un quotidiano spesso osservato senza attenzione, trascurando motivazioni e caratura delle scelte personali. 

Se Nata ieri, la celebre commedia di Garson Kanin portava in scena la trasformazione di una ex ballerina, rozza e poco accorta, in una donna consapevole pronta a ribellarsi al dominio ottuso del maschio, la storia di Martina è più articolata e ambiziosa. Martina non ha un Pigmalione che la plasmi. Non uno ben preciso, almeno, e comunque senza alcun intento programmatico. Martina è sintesi di una generazione cresciuta nella bambagia a prescindere dal benessere economico dei genitori. Icona del fallimento della famiglia tradizionale nell'educazione alla vita dei propri figli, che anziché sbocciare finiscono schiacciati dall'eccesso di protezione e di indulgenza, stagnando in un lago di mediocrità. La caricatura tragicomica di un paese culturalmente ed economicamente allo sbando, che deve... dovrebbe ricominciare letteralmente da zero a costruire il proprio riscatto. La storia di Martina è reale, o almeno potrebbe esserlo. E per una volta non è tanto per dire. Per questo, se state cercando un nuovo fumetto da leggere, quello dovrebbe essere Davvero. Gli indagatori dell'incubo, le agenzie Alpha, gli eroi in tuta e vampiri assortiti, per una volta, non se la prenderanno. La vita reale bussa alla porta, non sarebbe male per una volta invitarla a entrare.
Davvero?
Davvero.




[Articolo di Filippo Messina]



Nessun commento:

Posta un commento