sabato 10 gennaio 2009

Il caso Povia

Mentre il gruppo Facebook relativo ("Non lasciamo che Povia canti di ex gay a Sanremo") supera i 10.000 iscritti, la polemica va avanti. La canzone "Luca era gay", che l'interprete di "I bambini fanno ooh..." si propone di cantare al festival di quest'anno, sta godendo già di grande visibilità, anche se di fatto nessuno l'ha ancora sentita. La giusta reazione del mondo gay è ovviamente andata incontro alle solite risposte superficiali. Alle volte si grida alla censura, o si invoca la libertà di pensiero e di espressione con grande facilità. Troppa, per un paese che ancora soffre di forti discriminazioni nei confronti di certe minoranze. Dove non esiste tutela legale contro comportamenti omofobi. Dove la chiesa non ha alcuna vergogna di calpestare il concetto stesso di carità schierandosi fuori della richiesta di depenalizzazione internazionale dell'omosessualità. Qui si parla di Sanremo, un palcoscenico che entra in casa di milioni di italiani con tutte le frivolezze del caso. Sentir cantare, tra una leziosità e l'altra, di Luca, gay recuperato che ora ama una donna - non prendiamoci in giro - sarebbe un'imbeccata pericolosissima dal punto di visto politico e sociologico. Una pillola di veleno razzista che porterebbe con facilità le menti più sprovvedute a pensare all'omosessualità come a un vizio che con un po' di buon senso può essere debellato.
L'argomento più recente addotto da Povia sarebbe che lui "non generalizza". La sua canzone "Luca era Gay" non parlerebbe, insomma, del mondo omosessuale, ma dello specifico caso di
un personaggio che da gay rientra nei binari… E tanto dovrebbe bastare a fugare i sospetti di omofobia e di propaganda antiomosessuale.
Riflettiamo un attimo. L’anno scorso, la canzone della Tatangelo, nella sua inutilità, era talmente scontata da risultare neutra, e di conseguenza non offendeva nessuno. Qui il discorso è diverso. Povia sostiene di parlare di un singolo e non della categoria. Sembra ragionevole, ma è soltanto ipocrita. Provate a pensare a qualcuno che presenta una canzone su un uomo di colore... che puzza. Non tutti i neri, badiamo bene… un singolo nero, che non si lava e ammorba col suo tanfo.
Anche in questo caso parlerebbe di un singolo… Ma quanta gente (tra le persone di estrazione e istruzione molto varia, che segue il Festival di Sanremo) non recepirebbe la canzone come qualcosa che incoraggia a coltivare idee razziste? C'è da tremare al solo pensiero.
Difficile che qualcuno presenti una canzone che parla di un ebreo (anche qui un singolo personaggio, non il suo popolo) caratterizzato secondo lo stereotipo del ceffo avido, tirchio e infido. Non credo salti in mente a nessuno di fare una cosa del genere. Non nel nostro paese. Paura, eh?
Se per i gay è diverso, è perché questo strato sociale non ha ancora ricevuto l’attenzione riservata alle categorie sopracitate, anch’esse vittime, per motivi razziali, delle peggiori nefandezze nel corso della storia.
Per i gay, a tutt'oggi, è diverso. La loro condizione suscita ancora in molti più ilarità che attenzione. Quello dell'orientamento sessuale è ancora un tema spinoso, che spesso viene fatto sconfinare nel ridicolo e nella goliardia, soprattutto quando viene confuso con ruoli sociali che niente dovrebbero avere a che spartire con chi si ama e con quel che piace fare a letto. C'è poco da fare, viviamo in un sistema che premia favori sessuali con cariche politiche, ma pretende di limitare i diritti di un cittadino che paga le tasse in base al suo orientamente privato.
Se si ritiene di dover cantare in modo elegiaco di un gay "redento" (come se questo non incoraggiasse comunque a considerare l’omosessualità una deviazione) questo è già un importante sintomo di come è ancora visto l'omosessuale sotto il cielo italico. Se Povia volesse raccontare qualcosa che ha maggiore aderenza al quotidiano, e che veramente incida sulla vita sociale, dovrebbe parlare del fenomeno inverso. O magari di quello più strisciante, che vede persone omosessuali adattarsi a vivere una vita pubblica da eterosessuale, confinando le proprie vere pulsioni alla clandestinità. La canzone sanremese dedicata al ritorno di Luca "sulla retta via" (indicando, in sostanza, la sua passata omosessualità come un ostacolo al "vero amore") non aiuterà nessuno a superare gli scogli del pregiudizio e a vivere serenamente, onestamente con se stesso e gli altri. Anzi, potrebbe ferire nel profondo molti giovani che ancora vivono con smarrimento la scoperta della propria natura.
Pessima idea, Povia. Senza nessuna giustificazione.

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