Il mio BeBook è vecchio, fuori produzione. L'azienda olandese che lo produceva ha dichiarato fallimento molti anni fa, pertanto il mio BeBo appartiene a una stirpe in via di estinzione come l'ultimo dei Moicani.
E' un modello basico piuttosto modesto. Non ha neppure la funzione touch per voltare pagina. Quando lo acquistai ero in ristrettezze, e per risparmiare scelsi la versione con due pratici pulsanti per andare avanti e indietro. Mi abituai in fretta al nuovo dispositivo, leggendo soprattutto sul bus mentre andavo al lavoro. Poi iniziò un brutto periodo e una lunga permanenza in ospedale in cui il BeBook rappresentò una preziosa via di fuga. Lo tenevo nello zaino, dentro una busta di finta pelle che aveva contenuto una bottiglia di Pampero. All'epoca mi era sembrata una buona idea, ma l'alloggiamento fece male alla sua epidermide sintetica, o almeno così sembrò. Il telaio nero divenne appiccicoso da morire e prese a screpolarsi. Era come se sul dispositivo fosse stato spalmato del miele. Usarlo dava la sensazione di stare maneggiando un torrone di Natale. Il tentativo di pulirlo con alcol denaturato fallì. La superficie restava inesorabilmente collosa. Il mio fedele amico si era ammalato e non conoscevo nessun dermatologo della plastica.
Provai a farlo vivere in condizioni più
salutari, tirandolo fuori dalla zainetto, rinunciando alla busta e
lasciandolo all'aria per la maggior parte della giornata. La natura
sembrò fare il suo benevolo corso. La plastica iniziò a desquamare
copiosamente come se il dispositivo stesse facendo la muta. Un mese
più tardi, il mio amico si era liberato della pelle morta ed era
tornato al suo aspetto nero lucente. La sensazione di attaccaticcio
sotto le dita era scomparsa. BeBo era guarito, e
durante tutto il
tempo trascorso non avevo mai smesso di adoperarlo. Sono passati gli
anni, il mio amico si è infortunato cadendo sul pavimento, sfuggito
alle mie dita mentre mi addormentavo. Non si è fatto troppo male.
L'apertura laterale causata dall'urto non si chiudeva più, ma uno
strato di nastro adesivo telato, rigorosamente nero, lo ha restituito
se non all'antico splendore alla sua piena abilità.
Ancora oggi BeBook è con me. Funziona, vive e lotta insieme a noi, con i suoi due anacronistici pulsanti per avanzare o retrocedere di pagina, e oggi voglio spendere due parole su di lui. Anzi, sulle letture elettroniche in generale.
Oltre all'ordinario uso per la lettura, i libri possono essere uno strumento per identificare tanti diversi tipi di persona. Quelli come me, che li vedono come gioielli da lustrare e custodire gelosamente e quanti ti guardano come un pazzo depravato dedito a chissà quale vizio disgustoso. Ma anche come un debosciato, incurante del valore dei soldi, che sperpera per acquistare oggetti insulsi. Questi occhi hanno visto esseri più o meno umani scandalizzarsi davanti a biblioteche cariche di libri come se si fossero trovati di fronte a una vetrina di costosi sexy toys. Purtroppo non è uno scherzo, è un orrore che esiste e circola per il mondo. Ma tra gli stessi lettori, amanti delle storie e dei libri, possono verificarsi spaccature di una certa rilevanza.
Beh, tutto vero. Tutto giusto. Viva i libri, come oggetti e come veicolo di conoscenza.
Parlando di lettura digitale, sono in tanti a vedere i libri elettronici come il male assoluto, senza se e senza ma. La negazione di un bene tradizionale e nobilissimo. Un luogo comune molto battuto, che vede le parole a schermo come lo spettro di un amante defunto, o se non altro una sua pallida fotografia, che ci fa rimpiangere il calore del suo abbraccio. E il lettore di ebook come un congegno del diavolo, l'ennesimo bad miracle di un progresso perverso, venuto a sottrarci una delle ultime consolazioni alla nostra portata. Il contatto, fisico e rassicurante, di un buon libro. Un libro vero.
Giusto?
Ni.
Le nuove leve tendono a liquidare ogni diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie con un «Ok, boomer» che ormai ha travalicato i confini generazionali dei sixties per diventare una sputo in faccia a qualunque dissenso. Eppure non ho rilevato (forse per mia distrazione) posizioni nette del pubblico giovanile riguardo il tema degli ebook readers. Forse perché la lettura rimane una pratica esoterica, in cui i dissidi generazionali si rarefanno, e i dibattiti al suo interno riguardano pochi iniziati la cui età anagrafica non conta più nulla.
Ed è da boomer che vorrei spezzare una lancia sulla pratica della lettura elettronica. Questa piaga così vituperata dai bibliofili, categoria cui peraltro appartengo.
Quando si parla di libri elettronici, in genere, il primo aspetto pratico che viene menzionato è il risparmio di spazio. Il lettore di ebook è in grado di contenere migliaia di libri, una biblioteca sterminata che in un appartamento potrebbe finire col causare disagio. Sempre a seconda della casa in cui si vive, delle proprie possibilità ed esigenze. Al fascino degli scaffali affollati si contrappone la comodità di un trasporto agile, che non teme traslochi e può offre un catalogo vastissimo di facile accessibilità. Senza necessità di inerpicarsi su una scala, senza polvere, senza infinite guerre alle tarme delle carta.
Ok, è un pro interessante. Ma non basta. Non ancora.
Ma il vero punto è un altro.
La mia vista comincia a soffrire, ma il desiderio di leggere, quando sei abituato a farlo, non si estingue mai. Il lettore di ebook ti permette di ingrandire il testo a tuo piacimento e immergerti nella narrazione senza ridurre gli occhi a due strette fessurine arrossate.
Già non è poco, ma consideriamo la questione del peso. Sono frequenti i volumi di una certa consistenza, opere mastodontiche difficili da adattare in edizioni maneggevoli. E ci sono lettori che invecchiano, che si acciaccano, e magari hanno problemi a tenere sulla pancia un tomo da un quintale, o a curvarsi sulle pagine aperte sopra una scrivania.
Ricordo mio nonno, ormai novantenne ma sempre affamato di lettura, insaziabile consumatore di romanzi storici, alle prese con edizioni cartonate pesanti parecchi chili. E rammento il sogno, mai realizzato, di un leggio da montare accanto alla sua poltrona preferita, qualcosa di mobile e pratico che potesse permettergli di fruire dei suoi libri rimanendo comodamente seduto.
Penso anche uno zio, uomo di lettere affetto da un precoce e infame abbassamento di vista che gli proibì il piacere della lettura per il resto dei suoi anni. Rammento il suo rammarico quando spiegava che l'unico rimedio suggerito dai medici consisteva in un paio di lenti costosissime che non aveva modo di acquistare. Conobbi anche un maturo studioso, anche lui con seri problemi alla vista, che utilizzava un visore da tavolo in grado di ingigantire i caratteri di libri e giornali. Si trattava comunque di un dispositivo ingombrante, qualcosa che non potevi portarti a letto o in bagno, e neppure in treno o in aereo, in una sala d'aspetto o semplicemente in poltrona.
I problemi alla vista sono diffusi e non riguardano soltanto chi invecchia. Il lettore di ebook non risolverà tutti i disagi possibili, ma una grossa fetta probabilmente sì. Il peso ridottissimo e la possibilità di adattare il corpo dei caratteri non sono funzioni da sottovalutare.
I libri sono oggetti magici, è vero. Ma la magia scaturisce quando è possibile leggerli. Altrimenti si trasformano in un supplizio di Tantalo, la visione beffarda del cibo per un affamato che non ha modo di afferrarlo e mangiare.
Adoro la mia biblioteca, sia chiaro, ma sono legatissimo anche al mio BeBook, vegliardo tenace e ormai compagno di mille avventure, che mi permette di leggere ovunque senza neppure sforzarmi troppo.
I libri, siano stampati su carta o appaiano su uno schermo, restano quello che sono. Rispettabili, amabili dispensatori di intrattenimento o istruzione. Cibo necessario per l'anima di molti tra noi. Contano poco le posate con cui si porta alla bocca. Tutto il resto è solo una questione pratica, e gli integralismi una gran rottura di zebedei.
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