Semplicemente incantevole! Bravo, Terry Gilliam.
Stratosferico Jonathan Price. Bravi tutti. Davvero bello (e triste),
sia pur in parte debitore alla stessa poetica della "Leggenda
del Re Pescatore". Il capolavoro di Cervantes, con il suo finale
moraleggiante, è ormai superato da un nuovo canone e una nuova icona
Don Chisciottesca, come già avveniva (in termini molto più grezzi)
nel musicale "L'uomo della Mancia" con Peter O'Toole. Don
Chisciotte non deve chiedere scusa a nessuno, non deve riscattarsi
dalla follia. E' assai più nobile vivere da Don Chisciotte che da
razionale, omologato, triste personaggio della realtà. Ammesso che
la realtà esista, e che non sia affollata da tanti Don Chisciotte
che tentano di plasmarla a modo loro, a seconda dei propri sogni e
delle proprie risorse. Un film che è un inno alla fantasia e al
cuore prima di ogni altra cosa.
La nota dolente. Chi difende la concezione
(sacrosanta) dei film visti al cinema... o è un illuso (un Don
Chisciotte a sua volta) o sulle mie spalle grava una maledizione che
mi fa sedere sempre accanto a gente molesta, nel cinema sbagliato,
nel giorno sbagliato, allo spettacolo sbagliato. Anche questo orrore
causa il disperdersi di tanti preziosi dettagli di un film che
andrebbe seguito e gustato in pace.
Se non altro, nell'intervallo ho cambiato posto.
Mi sono ammazzato gli occhi per quanto ero vicino allo schermo, ma ho
potuto fruire meglio il secondo tempo.
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