mercoledì 14 settembre 2016

Paperi - One$, la fine della trilogia di Marco e Giulio Rincione


 La trilogia è finita. E ora che la lettura si è conclusa, ci aspettano gli incubi. Cala il sipario, e cadono anche le maschere. Paperi, il trittico dei gemelli Marco e Giulio Rincione edito da Shockdom, scopre finalmente le sue carte con l'atto finale. One$... che potremmo leggere “ones” con davanti quel suffisso, “Paper”, che ci riconduce per assonanza al grande vecchio, terribile e avaro della dinastia pennuta di casa Disney. Ma anche “uan$”... Cioè “Uno”, seguito dal simbolo del dollaro. Come qualcos'altro, di diverso eppure collegato. Come la posizione sociale, come il primo passo verso la ricchezza (e la rovina), come un talismano...
Questa nota a margine (che in pochi leggeranno) non contiene spoiler rispetto al video dedicato all'ultimo capitolo della trilogia. Ma si riserva di sottolineare un aspetto appena accennato. Alla fine, Paperi acquista un significato completo e va oltre la mera rappresentazione del male di vivere, come c'era sembrato all'inizio. No, in One$ i trucchi sono svelati, e gli intenti satirici scoperti. Perché la satira è spessa amara. Ci si strozza bevendola, e più che un sorriso induce la tosse, un senso di soffocamento... Il simbolo dell'infanzia di tanti tra noi è legato al ricordo di un uomo geniale ma anche spregiudicato, e influenzato da orizzonti politici condannati dalla storia. Come abbiamo visto, nel mondo descritto dai fratelli Rincione, i Paperi sono tutti attori, tutti ingranaggi di una spensierata macchina dei sogni... in realtà condannati a vivere esistenze miserrime, sotto il controllo di una razza a forma di sorcio che muove le fila dei giochi. Persino quelli che sembrano più fortunati tra loro, i più conniventi e benestanti, non sono che pedine e possono essere gettati via e dimenticati come oggetti fungibili. La maschera della satira, qui, ha un doppio strato. E ci chiediamo se oltre agli evidenti riferimenti all'ambiguità della celeberrima icona della nostra infanzia, non ci stiano parlando di qualcosa di più vicino a noi. Forse della stessa industria del fumetto, dove autori e disegnatori devono sbracciarsi come pagliacci su palcoscenici illuminati. Dietro le quinte sfruttati, spremuti, umiliati, e alla fine cancellati. Proprio come i Paperi dell'allucinante e meraviglioso mondo dei fratelli Rincione.

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