La trilogia è finita. E ora che la lettura si è conclusa, ci
aspettano gli incubi. Cala il sipario, e cadono anche le maschere.
Paperi, il trittico dei gemelli Marco e Giulio Rincione edito
da Shockdom, scopre finalmente le sue carte con l'atto finale.
One$... che potremmo leggere “ones” con davanti
quel suffisso, “Paper”, che ci riconduce per assonanza al
grande vecchio, terribile e avaro della dinastia pennuta di casa
Disney. Ma anche “uan$”... Cioè “Uno”, seguito
dal simbolo del dollaro. Come qualcos'altro, di diverso eppure
collegato. Come la posizione sociale, come il primo passo verso la
ricchezza (e la rovina), come un talismano...
Questa nota a margine (che in pochi leggeranno) non contiene spoiler
rispetto al video dedicato all'ultimo capitolo della trilogia. Ma si
riserva di sottolineare un aspetto appena accennato. Alla fine,
Paperi acquista un significato completo e va oltre la mera
rappresentazione del male di vivere, come c'era sembrato all'inizio.
No, in One$ i trucchi sono svelati, e gli intenti satirici
scoperti. Perché la satira è spessa amara. Ci si strozza bevendola,
e più che un sorriso induce la tosse, un senso di soffocamento... Il
simbolo dell'infanzia di tanti tra noi è legato al ricordo di un
uomo geniale ma anche spregiudicato, e influenzato da orizzonti
politici condannati dalla storia. Come abbiamo visto, nel mondo
descritto dai fratelli Rincione, i Paperi sono tutti attori, tutti
ingranaggi di una spensierata macchina dei sogni... in realtà
condannati a vivere esistenze miserrime, sotto il controllo di una
razza a forma di sorcio che muove le fila dei giochi. Persino quelli
che sembrano più fortunati tra loro, i più conniventi e benestanti,
non sono che pedine e possono essere gettati via e dimenticati come
oggetti fungibili. La maschera della satira, qui, ha un doppio
strato. E ci chiediamo se oltre agli evidenti riferimenti
all'ambiguità della celeberrima icona della nostra infanzia, non ci
stiano parlando di qualcosa di più vicino a noi. Forse della stessa
industria del fumetto, dove autori e disegnatori devono sbracciarsi
come pagliacci su palcoscenici illuminati. Dietro le quinte
sfruttati, spremuti, umiliati, e alla fine cancellati. Proprio come i
Paperi dell'allucinante e meraviglioso mondo dei fratelli
Rincione.
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