martedì 23 aprile 2013

Occupante

 


Lazzaro non vuole morire. Vittima di un imprecisato male, si aggrappa alla vita con arsura irriducibile. La sua giovane e bella moglie, per salvarlo, decide di ricorrere all'aiuto di una mammana, una strega, che in cambio della vita dell'uomo chiede alla donna di diventare sua serva per sempre. La giovane acconsente. Ma il sinistro rituale magico non andrà esattamente come programmato...

Andreu Martìn è uno romanziere spagnolo noto in patria soprattutto come per i suoi romanzi gialli, e Occupante, disegnato da Jacobo Navarro, trionfante al Premio Internazionale del Fumetto della Costa Brava.
successivamente per aver firmato una serie di libri avventurosi per ragazzi. Tuttavia, Martìn nasce come sceneggiatore di fumetti, media dal quale non si è mai veramente allontanato, e al quale torna con questo Occupante è un racconto horror abbastanza convenzionale nelle premesse. Confezionato con indiscutibile professionalità, eppure limitato come può esserlo una prova d'autore progettata a tavolino. Lo spunto soprannaturale con cui parte la vicenda propone il tema faustiano per abbandonarlo praticamente subito, e declinare la seconda parte della narrazione in una personale lettura del gettonatissimo mito dei morti viventi. Grazie alle atmosfere noir, a un ritmo discretamente serrato e a un paio di trovate che riescono ad agganciare l'attenzione, Occupante si fa leggere finoall'ultima pagina, ma è difficile che lasci soddisfatti gli appassionati del genere più smaliziati. 



Pesa troppo, in verità, il tributo al film di Jack Sholder L'Alieno ( The Hidden), del 1987, tratto dal romanzo fanta-horror Strisciava sulla sabbia, di Hal Clement. L'orrendo bacio come via di trasmigrazione di un'entità da un corpo all'altro, la caccia a un nemico che muta continuamente aspetto,  sono ingredienti talmente visti e sfruttati da lasciare perlomeno perplessi. Certamente i disegni di Navarro contribuiscono all'atmosfera inquietante e alla gradevolezza della confezione. Eppure Occupante lascia un po' di amaro in bocca. Come un esercizio di stile ben eseguito, ma del tutto dimenticabile nella sua fondamentale ordinarietà.




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