Luther Strode è un giovane remissivo, allampanato e gracile, imbranato con le ragazze e regolarmente preso di mira dai bulli della scuola. Lui e la madre stanno provando a rimettere insieme i cocci di una vita distrutta da un padre e marito violento, peraltro prossimo a uscire di galera. Incastrato in un quotidiano miserrimo, dove la sola amicizia su cui può contare è quella dell'altrettanto impacciato compagno di scuola Pete, Luther si lascia irretire da una pubblicità allettante che propone l'acquisto del Metodo Ercole, un manuale in grado di trasformare in poco tempo una persona qualunque in un superuomo. Ma dietro l'acquisto c'è qualcosa di più di una banale truffa ai danni dei più sprovveduti. Il metodo funziona davvero, oltre le più ottimistiche aspettative. E porta con sé un'accessoria scia di distruzione, sangue e malvagità...
Lo strano talento di Luther Strode, miniserie Image firmata dai giovanissimi Justin Jordan e Tradd Moore, è un divertissement che si colloca nell'attuale trend commerciale del racconto supereroistico secondo una lettura amara e violenta. Solco che soprattutto il popolare Kick-Ass ha contribuito non poco a tracciare. Anche qui abbiamo la violenza estrema (ma anche molto più surreale e cartoonistica) e un volenteroso tono noir misto a deliri nerdissimi (ma del tutto priva del senso del grottesco e dell'humor nero che caratterizzano invece l'opera di Mark Millar e John Romita Jr.). Potremmo dire che Luther Strode si sforza di essere tutte queste cose e altro, ma non centra il bersaglio, lasciando nel lettore la sensazione di una bibita gasata le cui bollicine svaniscono troppo in fretta.
A differenza di Kick-Ass, il giovane Luther non aspira esattamente a diventare un eroe, e neppure un personaggio in costume. A motivarlo sono più che altro la stanchezza di subire, dai compagni di scuola e il desiderio di tenere al sicuro la madre e se stesso. Inoltre, Kick-Ass è sostanzialmente un dissennato Don Chisciotte pronto a scagliarsi con incoscienza contro pericolosi malviventi senza possedere alcun vero addestramento. Luther Strode, invece, un vero talento ce l'ha. O meglio, lo acquisisce presto, grazie al miracoloso libro arrivatogli per posta. Un metodo in grado di portare ai massimi livelli il fisico e la psiche di un comune essere umano, dotandolo di forza e velocità superiori, di grande resistenza e di un istinto formidabile nel combattimento. La possibilità di una carriera da vigilante improvvisato è accennata nel racconto (anche se abbiamo visto più e meglio su H.E.R.O., serie di Will Pfeifer ancora in larga parte inedita in Italia), ma viene accantonata subito per lasciare spazio alla vera guerra che attende Luther, cioè le aspettative della misteriosa (e destinata a rimanere tale) dottrina che lo reclama come nuovo discepolo. Purtroppo, per quanto l'idea di usare una delle vecchie e illusorie pubblicità come fonte del potere sia potenzialmente spassosa, lo sviluppo del racconto è abbastanza canonico e le performance di ultraviolenza, dove il rosso gronda letteralmente dalla pagina, non sono sufficienti a fornire a Luther Strode un profilo di rilievo.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Quanto resta sono delle buone intenzioni e la volontà di spiazzare il lettore con un finale inatteso (ma non troppo) e farraginoso. Un inizio apparentemente leggero cede presto il passo a un vortice splatter in continua crescita, dove si intravedono tracce di una sottotrama in verità soltanto abbozzata e che lascerà deluse le attese di molti lettori. Lo Strano Talento di Luther Strode potrebbe piacere, con buone probabilità, a un pubblico molto giovane e ancora non del tutto smaliziato riguardo revisionismo supereroistico, riletture e modernizzazioni varie. Luther Strode non è in realtà un fumetto da buttare, ma alla fine del volume lascia la sensazione di aver assistito solo a una discreta prova d'esame da parte di giovani autori che domani, magari, potranno dire qualcosa di più. Infatti, se tecnicamente la miniserie funziona, grazie a una cifra grafica non scontata e una discreta padronanza del dialogo, zoppica vistosamente per quanto riguarda i contenuti. Tutto sa troppo di già visto, le tirate deliranti sul superomismo hanno un gusto stucchevole, e le piccole trasgressioni al canovaccio, i twist usati per sconvolgere il lettore, sono artificiosi, forzati.
La promessa della nota introduttiva all'edizione italiana, quella che ci assicura che ameremo i protagonisti del fumetto che stiamo tenendo in mano, non viene a nostro parere mantenuta. Non se leggete regolarmente fumetti e siete aggiornati sulle sperimentazioni svolte sul modello degli eroi con superpoteri. Se l'intento è umanizzare i supereroi, portarli con i piedi sulla terra e renderli creature di carne e sangue, non è facile produrre qualcosa che metta radici nell'immaginario collettivo quanto alcuni semi d'epoca che è impossibile dimenticare. Né saranno tempeste di emoglobina o spettacolari performance di combattimento, buone a sedurre chi è cresciuto a pane e consolle più che fumetti, a farci percepire quel che leggiamo come nuovo e vero. Un giorno di tanti anni fa, qualcuno ci raccontò, nei fumetti, la storia di un giovane perdente che acquistò poteri straordinari, divenne sicuro di sé e utilizzò i suoi nuovi talenti per far soldi. Vittima del narcisismo, si dimostrò superficiale e una tragica fatalità costò la vita a qualcuno che amava rendendolo un moderno cavaliere in cerca di redenzione. Di acqua sotto i ponti ne è passata, eppure ancora non si trova un'epica a fumetti che umanizzi l'eroe in modo altrettanto efficace e che sostituisca al banale motivo della vendetta quello dell'espiazione e della ricerca del proprio ruolo nel mondo. Non ci riesce neppure Lo Strano Talento di Luther Strode, moderno giocattolo senza infamia e senza lode. Ultimo anello, in ordine di tempo, di un cammino narrativo e commerciale che vorrebbe rompere gli schemi, ma che oggi più che mai sta mostrando vistosi segni di stanchezza.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.
[Articolo di Filippo Messina]
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