Rachel emerge da una fossa, scavando furiosamente. Gli occhi iniettati di sangue, un significativo livido intorno al collo. Eppure è ancora viva, immemore delle ore precedenti. Confusa, sporca, ma viva. Mentre tenta di tornare alla propria esistenza e mettere insieme i pezzi dell'enigma che l'ha condotta a giacere in quella fossa, tutto intorno a lei sembra impazzire e prendere una piega inquietante, fino all'incontro con una bambina il cui nome, Zoe, significa Vita. Ma niente, nel nuovo mondo di Rachel, alla ricerca di chi l'ha assassinata, è più quel che appare a un primo sguardo...
Dopo essersi affermato negli anni novanta nell'ambito dell'editoria indipendente con la lunga saga Strangers in Paradise, e l'escursione nell'avventura fantascientifica (con sprazzi supereroistici) intitolata Echo, il creativo Terry Moore esplora con il suo stile inconfondibile e le sue caratterizzazioni a tutto tondo il genere dell'horror soprannaturale. Il primo volume di Rachel Rising, edito in Italia dalla sempre più lanciata Bao Publishing, presenta al lettore tutte le caratteristiche che gli ammiratori di quella strana creatura, un po' noir, un po' soap opera che era Strangers in Paradise, rammentano. Il ritmo pacato, scosso da inattese impennate. L'ironia sottile e i dialoghi densi, teatrali, in netto contrasto con le esplosioni di violenza e gli elementi splatter che Moore non ha mai lesinato. Così come i disegni dettagliati, gli scenari curatissimi dove i personaggi si muovono simili agli attori di una compagnia che conosciamo bene.
Se Strangers in Paradise era un fumetto per molti versi sperimentale, che proprio in quanto indipendente poteva permettersi di infischiarsene delle regole narrative ed editoriali e cercare strade proprie, Rachel Rising, almeno in questo primo ciclo, sembra andare oltre e attingere a un surrealismo radicale, presentando atmosfere e situazioni enigmatiche che a tratti ricordano certe opere cinematografiche di David Lynch. Una vicenda dai contenuti oscuri, uno svolgimento criptico dove al quotidiano si alternano accadimenti fantastici difficili da decifrare. E personaggi bizzarri, nevrotici, dalla psicologia sfuggente. La figura androgina della tanatologa che conversa con i defunti fino a perdere il senso della realtà, è da questo punto di vista rappresentativa, e fornisce una delle caratterizzazioni più dirompenti di questa nuova, inquietante opera di Moore. Poi c'è l'orrore. Visivo e concettuale, ammantato di un misticismo ancora da decifrare, che si manifesta attraverso dettagli raccapriccianti e misteriose apparizioni. Una serie di efferati delitti apparentemente senza senso. La presenza di un arcano burattinaio ed enigmatici spiriti totemici sono i semi per un racconto fantastico la cui destinazione è un mistero ancora più profondo.
L'inizio che pare suggerire una storia di vendetta dall'oltretomba, muta presto direzione lasciando interdetti, e da il via a un'avventura che potrebbe ridefinire il concetto di morto vivente. Fantasmi? Stregoneria? Incubi? Il sinistro surreale narrato da Terry Moore ha il sapore inafferrabile delle sue precedenti creazioni. Atipiche, spiazzanti, a volte irritanti, ma sempre basate su un'affascinante e complessa architettura. La prosa di Moore è tanto più crudele quanto più riesce a illuderci di essere al sicuro. Di trovarci all'interno di una storia tradizionale, dove i personaggi rispondono a una fisiognomica già collaudata, spesso bonaria se non buffa. A un linguaggio leggero, ricco di battute mirate a suscitare il sorriso. Il seguente pugno nello stomaco farà ancora più male. L'improvvisa caduta di maschere rassicuranti, le presenze sovrannaturali, ancora senza nome, lacerano il tessuto del racconto e lo fanno deragliare dai binari previsti con effetti sconcertanti.
Se le promesse presenti in questo primo tomo di Rachel Rising saranno mantenute, Terry Moore avrà definitivamente sdoganato uno stile personalissimo e sorprendentemente duttile. Indipendente dai generi come dalle griglie editoriali, evadendo come Rachel – speriamo definitivamente – dalla fossa della prevedibilità e dei tanti cliché commerciali.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.
[Articolo di Filippo Messina]
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