lunedì 30 aprile 2012

Sacro Terrore



Sembra una notte come tante a Empire City. Una metropoli corrotta le cui ombre sono il regno di Fixer, implacabile e misterioso vigilante. Il duello del raddrizza-torti con la criminalità procede come una danza eterna, fatta di ciclici scontri con la Gatta Ladra, seducente fuorilegge per la quale forse sta iniziando a provare qualcosa di diverso. Ma la danza notturna dei due avversari, quasi amanti, è bruscamente interrotta da un boato fragoroso mentre un tornado fatto di sangue, metallo e sassi spazza l'intera città. E' l'inizio di una lunga notte di terrore per Empire City. Un terrore che qualcuno definirebbe sacro...

Frank Miller è un personaggio, oltre che un affermato autore, tra i più noti nel mondo dei fumetti, e la sua opera sul terrorismo islamico era molto attesa da questa parte dell'oceano, dopo aver suscitato in patria polemiche e accuse di fascismo. Non è escluso che anche nel nostro paese, Sacro Terrore, pubblicato dalla Bao Publishing in edizione cartonata, possa ispirare analoghi dibattiti. Si può immaginare tenendo conto dell'alta considerazione che Miller gode tra i lettori italiani, a volte pronti a difenderne anche i passi falsi, del tema scottante e complesso, nonché di quei redazionali, pubblicati a puntate su certe riviste di settore e riguardanti la deriva artistica e ideologica dell'autore, interrotti bruscamente non appena divulgata la notizia che la sua opera controversa sarebbe approdata presto anche in Italia. Eppure, tenendo in mano il volume, osservando le caratteristiche illustrazioni di Miller e leggendo i suoi dialoghi, ormai altrettanto prevedibili, verrebbe spontaneo chiedersi se tanto fumo è proprio necessario. Infatti, la sostanza di questo fumetto ispirato agli eventi dell'11 settembre 2001 è talmente esile, talmente stereotipata,  da disinnescarsi praticamente da sola, con buona pace dei fantasmi razzisti che pure aleggiano tra le sue pagine.


Nato per essere una storia di Batman, collocata nel suo universo e tra i suoi comprimari, sia pure nella chiave milleriana che i fans ricordano bene, Sacro Terrore ha preso in seguito una strada  differente. Ma neppure tanto. Allontanarsi realmente dalla figura dell'Uomo Pipistrello e della sua Gotham avrebbe richiesto uno sforzo narrativo più cospicuo e caratterizzazioni, per quanto allusive, un po' più difformi da quelle dei prototipi di partenza. Questo – per cominciare – non avviene, e ogni ulteriore lavoro sui protagonisti è in sottrazione. Fixer, privato delle ossessioni di Batman, è una maschera senza spessore. Un duro dalla mascella squadrata che quando non straparla di odio e vendetta non fa che pensare alle curve della Gatta, e a ripetere – inutilmente – di non volersi innamorare, come il protagonista de La sposa infedele di Lorca, ma senza la medesima forza poetica e neppure la stessa sensualità. Così è per la Gatta-Natalie, controfigura di Catwoman che non aggiunge nulla al personaggio cui deve praticamente tutto. O dell'occhialuto capitano Donegal, un commissario Gordon non ancora incanutito, irriducibile stereotipo dello sbirro tutto di un pezzo che abbiamo visto sfilare tante volte. Il passaggio dall'ennesimo progetto revisionista a quello di variazione sul tema avviene, insomma, senza nessuna vera alchimia, e lascia i personaggi che conosciamo come una pietanza cui sono stati sottratti tutti gli ingredienti che la rendevano saporita, catapultati in un contesto serrato, ma decisamente pretenzioso e troppo spesso confuso.


Dal punto di vista grafico, il lavoro di Frank Miller è altalenante, e proprio per questo – ci sentiamo di dire – tanto più deludente. La scelta stilistica si colloca a metà strada tra i contrasti netti di Sin City e le morfologie spigolose de Il ritorno del Cavaliere Oscuro, in un bianco e nero dove sprazzi di colore brillano in solitario tra le pagine come lampi fugaci. L'inizio, dedicato all'eterno balletto erotico tra il vigilante e la  felina scassinatrice non sarebbe neppure male, ma il caos incombe dietro l'angolo, e non è quello scatenato dai fondamentalisti islamici sull'ignara Empire City.

Un peccato, perché alcune sequenze, come la serie di detonazioni che provocano uno tsunami di chiodi e lamette da barba che investe i protagonisti, è davvero potente. Peccato che racconto e disegni si smarriscano presto in un gorgo pasticciato, dove spunti che avrebbero potuto essere interessanti si limitano a fare una veloce comparsa, e dove l'azione e il segno graffiante di Miller si ingarbugliano in una spirale nebbiosa, rendendo a volte difficile decifrare quanto sta accadendo sulla pagina. L'episodio brevissimo incentrato sulla giovane kamikaze, scandito da un dialogo trasognato e immagini essenziali, è intenso, ma fine a se stesso. Le psicologie suscitano qualche perplessità, come vedere la piccola Amina trangugiare avidamente alcool per la prima e unica volta in vita sua, in una sorsata di vita disperata,  subito prima di far detonare la bomba che ucciderà lei e quanti le stanno intorno. Bizzarro, vien da pensare, che un agente islamico commetta quello che per la sua religione è un atto impuro proprio mentre sta per affrontare il martirio supremo. Eppure questo breve episodio possiede una forza emotiva assente nel resto del volume, e lascia l'amaro in bocca per tutte quelle atmosfere e quelle domande che Sacro Terrore non riesce a presentare.


E' stato scritto, come lancio commerciale, che Sacro Terrore sarebbe “un pugno in mezzo agli occhi alla retorica e al perbenismo”. In verità non è niente di tutto questo. Non è un pugno e neppure un pizzicotto, ma soltanto uno scialbo anello di fumo, il cui aroma ricorda vagamente le prove passate di Miller senza prendere nessuna direzione precisa. La superficialità con cui la questione politica è affrontata rende il graphic novel omologabile a qualunque episodio di Sin City, dove a un delitto seguono l'ira funesta e la vendetta di un implacabile giustiziere. Non è tuttavia il caso di mettere i titoli in questione sullo stesso piano, giacché se si levano gli occhi al cielo e si pretende di dar lezioni di astronomia, sarebbe il caso di conoscere almeno i nomi dei pianeti. Sacro Terrore è la consueta sagra di violenza al testosterone proposta negli ultimi anni da un Frank Miller ormai prigioniero del suo personale brand. La retorica cui vorrebbe sferrare un pugno fa in realtà capolino anche in Sacro Terrore nel modo più stucchevole, attraverso la rappresentazione (fredda e sterile) dei volti anonimi delle tante vittime innocenti spazzate via in modo insensato. E altrettanto in fretta liquidate dall'espediente grafico che le fa dissolvere, impiegando ben due pagine di un libro corposo solo in apparenza, ma che si legge in pochi minuti. La stessa cosa vale per i volti noti della politica e della cultura internazionale, gettati alla rinfusa tra le tavole come palloncini lasciati a fluttuare senza meta, senza criterio, senza idee solide cui aggrapparsi. Solo rabbia e sete di sangue.


Se l'intento fosse stato quello di rappresentare l'insensatezza della violenza, del terrore, la perdita del senso di umanità di fronte a eventi tanto grandi e drammatici, forse Sacro Terrore si sarebbe avvicinato di più al centro del suo bersaglio. La caduta della Statua della Giustizia di Empire City (allegoria della Statua della Libertà e palese allusione alle Torri Gemelle) avrebbe potuto rappresentare un'allegoria morale di ben altra caratura. Non è così, purtroppo, e la vicenda segue gli sviluppi più elementari, fedele al proposito di mostrare un vigilante prendere a cazzotti i terroristi arabi, vendicare l'America ferita al cuore e così via. Quel che emerge dalle pagine firmate da Miller è solo un furioso, patetico caos.
Il personaggio di David, enigmatico figuro la cui sagoma ricorda The Question, ma con una significativa stella di David disegnata sul viso, è emblematico del fallimento di un progetto che nasce ambizioso ma del tutto privo degli strumenti essenziali per il suo compimento. Vale a dire profondità, accuratezza, e se vogliamo anche capacità di osare davvero. Al lettore è comunicato sbrigativamente che il misterioso personaggio, letale agente del Mossad, è stato anche il mentore di Fixer. Un elemento geopolitico e dietrologico troppo ghiotto per essere presentato e subito fatto sparire dalla trama senza giustificazione. Sarebbe stato meglio, a questo punto, se fosse stato del tutto assente. L'opera di Frank Miller, più che dalle bombe di al-Qaeda, è travolta dalla sua stessa inconsistenza, frettolosità e provocazione d'accatto. Non è un'opera politicamente scorretta, ma un fumetto approssimativo, i cui contenuti sono proposti in modo troppo goffo e ingenuo anche per suscitare scandalo. Tutto si svolge secondo una logica da teatro delle marionette in cui il copione è tutto un cliché collaudato. Fixer e la Gatta non ci mettono molto a diventare tali e quali i loro nemici, belve spietate che non si curano di niente e nessuno, neppure dei loro stessi compagni. I metodi del vigilante, raccapriccianti esattamente come quelli dei terroristi, hanno l'unico scopo di portare in scena la scontata e infantile legge del taglione, e il procedere del racconto non si sposta da questi prevedibili, svenevoli binari.


Sacro Terrore di Frank Miller è un'opera che a suo modo andrebbe letta. Non per godere di una nuova pietra miliare del fumetto (da cercare decisamente altrove), e neppure per sentirsi ispirati o indignati dai suoi contenuti, superficiali e schematici come spesso accade in tutte le posizioni estreme. Eppure andrebbe letta come paradigma dell'enorme ingenuità e del regresso emotivo che una tragedia come l'11 settembre ha potuto generare. Un'ondata di collera comprensibile, ma orfana della razionalità necessaria a comprendere o a chiedersi che cosa sia realmente successo e perché. Viviamo in tempi in cui il concetto stesso di democrazia è stato inquinato da espedienti demagogici di bassa lega.
Il celebre aforisma attribuito a Voltaire «Non condivido le tue idee, ma sono pronto a morire perché tu possa esprimerle» è stato fin troppo spesso trasformato in un grimaldello retorico volto a livellare ogni argomento e a legittimare qualsiasi sciocchezza, istigazione all'odio o insulto al pari dei ragionamenti più motivati. Il fumetto di Frank Miller si incanala tristemente in questa scia, dove si parla alle pance senza passare per la testa, ed è necessaria questa consapevolezza per accostarvisi in modo sereno. Non è proprio il caso di paragonare Sacro Terrore ai fumetti di propaganda usciti durante l'ultimo conflitto mondiale. Per intenderci, quelli sulla cui copertina Capitan America prendeva a pugni Adolf Hitler. A Frank Miller non interessa parlare di una tragedia internazionale e delle sue mille ambiguità, ma piuttosto di cieco revanscismo americano. E l'accento pesa come un macigno tanto sull'aggettivo quanto sul sostantivo. Dalle 120 pagine di trama confusa e disegni incoerenti non emerge molto altro. Il resto è solo kitsch, e l'eco lontana di un'occasione sprecata.


[Articolo di Filippo Messina]


Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.


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