1938. Il supersoldato non è un progetto soltanto americano. In Italia, l’EPRA, l’Ente per il Perfezionamento della Razza, persegue la creazione di un milite fascista inarrestabile che potrebbe cambiare gli esiti del conflitto in corso. La spia Primo Cossi sembra il candidato perfetto per essere trasformato dagli scienziati al servizio del Duce nell’arma umana definitiva. Il suo invecchiamento si arresta, la sua forza e resistenza fisiche sono portate oltre i limiti naturali. Ma qualcosa non va secondo i piani. Primo resterà in animazione sospesa per decenni, e il suo risveglio alla fine degli anni sessanta segnerà l’inizio di un nuovo dramma storico e umano...
Il mito del superuomo e l’applicazione della relativa icona ai fini della propaganda politica, è un archetipo di cui il fumetto popolare si è nutrito fino a fare indigestione. Il personaggio di Capitan America ne è l’esempio più noto e rappresentativo, e non deve sorprendere che continui a mietere successi commerciali nonostante l’età veneranda e l’ormai stucchevole matrice nazionalista. In Italia, durante il Ventennio, il media fumetto non si salvò certo dalla generale fascistizzazione. Nel 1923 esordiva la rivista Il Balilla, simile come struttura allo storico Corriere dei Piccoli, ma veicolo di propaganda per le menti più giovani, con un sommario che prevedeva storie celebrativa della gloriosa Italia o volte a ridicolizzare la figura del nemico. Pochi mesi dopo vedrà la luce anche Il Giornalino, pubblicazione di ispirazione cattolica, anch’essa finalizzata a plasmare la gioventù fascista. Vedevano la luce anche storie avventurose ed eroi forgiati per credere, obbedire, combattere e vincere. In questo contesto storico, un ruolo importante fu svolto da Dick Fulmine, personaggio creato dal disegnatore Carlo Cossio che gli attribuì le fattezze del pugile Primo Carnera. Fulmine (che dopo l’entrata dell’America nel conflitto perse il nome “Dick” e si trasferì in Italia, agendo in seguito su vari fronti di guerra) fu largamente utilizzato dalla propaganda fascista proprio con il ruolo di perfetto milite italiano, audace e pronto a servire il suo paese a cazzotti. Un’icona in apparenza gioiosa ed eroica, in realtà feroce e sfuggente, che nel corso della storia ha avuto molte facce. Una di queste possiamo chiamarla Primo. Un essere erculeo modellato sulle fattezze dello stesso Duce (con qualche capello corvino in più) in grado di sopravvivere al conflitto che lo ha creato e giungere ai giorni nostri, disegnando un filo rosso di intrighi e sangue che attraversa lo scenario internazionale.
Marco Rizzo, giovane sceneggiatore e giornalista trapanese, autore emergente di fumetti a tema sociale come Ilaria Alpi e Mauro Rostagno - Prove tecniche per un mondo migliore, si trova a suo agio affondando le mani nell’humus storico della propaganda fascista, ibridandolo in modo divertito con gli elementi corrispettivi dell’immaginario statunitense, e declinando eventi e personaggi secondo la memoria fumettistica di chi ha una profonda conoscenza della materia. L’essenza del supereroe fascista è definita mediante gli espedienti narrativi che sdoganarono il Capitan America bellico di Joe Simon e Jack Kirby nell’era moderna sotto l’etichetta della Marvel Comics. Primo Cossi si trasforma nel perfetto milite fascista per cadere in letargo ed essere riportato in vita nel 1969. Fuori contesto e influenzato da un nobile neofascista, Primo diventa così protagonista della stagione delle stragi italiane degli anni settanta e gioca un ruolo fondamentale in molti intrighi della nostra storia recente.
A mettere le ali all’opera a fumetti, però, è il lungo articolo in appendice firmata dallo stesso Marco Rizzo. La ricostruzione-intervista che presenta e dà voce a un altro interessante personaggio, in grado di bucare la pagina forse con più incisività dello stesso Primo Cossi. Il disegnatore novantacinquenne Aldo Achille Certozzi, autore delle originali strisce dedicate al superuomo fascista, la cui testimonianza ideale arricchisce di spessore il racconto che costituisce la parte a fumetti del volume. Quei fumetti dove il valore dell’Italia era dimostrato dalla forza dei pugni, quelle avventure ingenue che il trasognato personaggio Certozzi ricorda come “educative” e dove “a malapena si picchiavano i negri”, nelle mani di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (già insieme su Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia) diventano una parabola morale sui limiti della violenta ideologia fascista e sulla deriva del potere odierno in generale. Sempre per bocca di Certozzi, ci viene ricordato che un tempo il consenso era estorto con il manganello. Oggi non è più necessario. Le armi di distrazione di massa, le tecniche di suggestione sono molto più striscianti. E le prime cose a pagarne il prezzo sono il talento, la curiosità, la volontà di comprendere. Tutti elementi rappresentati in modo esemplare nell’emblematico finale, lucidamente pessimista come ci si può aspettare da chi ha lavorato nel mondo dell’informazione e ne conosce le mille tristezze.
Primo è una fantasia storica e politica, astutamente congegnata, che non le manda certo a dire. Pur conservando una compostezza formale, picchia duro con le metafore e dimostra che un supersoldato nutrito con una dottrina autoritaria potrà anche conquistare un’apparente indipendenza, ma resterà sempre ciò che fondamentalmente è sempre stato. Un possente cane da guardia, servo di lusso dei poteri più feroci e corrotti. Il fumetto di Rizzo e Bonaccorso soffre forse un po’ per la sua brevità. Un respiro più ampio avrebbe magari potuto dire qualcosa in più sull’evoluzione caratteriale del protagonista. Ma l’intento didascalico di Primo è pienamente riuscito. Una breve ma intensa conversazione ipotetica su un passato non troppo lontano, sulle ideologie e sull’impronta che queste possono lasciare nell’immaginario popolare. Quasi uno scherzo letterario (pardòn, fumettistico), ma confezionato con una cura del dettaglio e un estro intellettuale che lasciano ammirati. Storia, supereroi, dietrologia e intelligente impostura. La dimostrazione ulteriore che il media fumetto continua a crescere, e che in mezzo al ciarpame commerciale è possibile scoprire delle vere perle in grado di travalicare il genere e fornire numerosi spunti di riflessione.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.
[Articolo di Filippo Messina]
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