Il dottor Kenzo Tenma, brillante chirurgo giapponese residente a Dusseldorf alla fine del secolo scorso, è un uomo fortunato. Il suo futuro si prospetta radioso, con una carriera piena di successi, scaldata dall'amore di una bellissima donna e dalla stima dei colleghi. Tuttavia, qualcosa turba la sua coscienza e lo rende inquieto portando caos nella sua esistenza di medico rampante. Siamo negli anni subito precedenti alla caduta del Muro di Berlino, e la misteriosa famiglia Liebert si rifugia nella Germania occidentale per diventare protagonista di un terribile fatto di sangue che lascia in vita solo due giovanissimi gemelli. E' allora che Tenma si vedrà costretto a scegliere se salvare la vita di un bambino o del sindaco della città, mutando drasticamente la sua posizione nel delicato meccanismo ospedaliero che fino a quel momento lo aveva esaltato e protetto. Nella famiglia Liebert, però, si annida qualcosa di orrendo ed enigmatico, e non saranno poche le vite che saranno sconvolte dalla scelta, apparentemente nobile, del dottor Tenma...

La vera ricchezza di Monster consiste nella capacità di parlare più linguaggi, rivolgendosi a un pubblico vasto

Monster è un grande gioco ordito da Urasawa per intrattenere, sconvolgere e fornire spunti di speculazione che potrebbero farebbero felici gli orfani della serie televisiva Lost. Una corsa frenetica in un labirinto narrativo lungo il filo rosso di un'intelligenza diabolica, dove niente e nessuno è ciò che sembra. Il Monster del titolo non si riferisce soltanto al personaggio centrale della vicenda. Mostro, scopriamo poco per volta, è l'essere umano nella sua essenza primordiale, destino dal quale nessuno sembra potersi salvare. Ognuno ha un ruolo, a suo modo crudele, destinato a far parte di un ingranaggio che porterà l'inferno sulla terra. Ma l'inferno, diceva Jean-Paul Sartre, sono gli altri, e Monster - pur con sviluppi del tutto differenti - illustra un'umanità dove nessuno è del tutto innocente, ed è la realtà collettiva a produrre il mostro peggiore di tutti. Sua espressione, simbolo e messia. Qualcuno capace di dare compimento alla naturale malvagità umana, e spingerla fino al nichilismo, provocando un cortocircuito storico da cui saranno in tanti a uscire spezzati. L'eroismo, allora, consisterà – forse – nel riuscire a fermarsi, a dire di no e a fare un passo indietro. E non è detto che, a quel punto, non sia già troppo tardi.
A dispetto della cupezza di fondo, però, Monster è un fumetto tutt'altro che deprimente. L'orrore e il dramma, sempre presenti durante il racconto, riescono nelle mani di Urasawa a diventare potenti stimolatori di emozioni positive. Addirittura creative. E' inevitabile, per il lettore, sforzarsi di anticipare gli sviluppi, la conclusione di una vicenda così intricata e misteriosa. Difficile è invece immaginare le soluzioni portate effettivamente in scena da Urasawa, il quale riesce a colpire duramente allo stomaco in più occasioni. Spesso con tavole di rara potenza espressiva.
Un cadavere dopo l’altro, un mistero dopo l’altro, Monster appassiona, raggela e riesce persino a commuovere. Ma commuove il cervello. Ed è quanto di più raro oggi si possa trovare in un fumetto.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.
Ottima recensione, mi hai fatto venire voglia di leggerlo!
RispondiEliminaP.S.: Leggo la recensione dopo che ce lo hai consigliato in negozio.
371!