domenica 14 ottobre 2018

Titans: Un inizio sconcertante, ma...


Visto "Titans". Giusto l'episodio pilota del già controverso adattamento televisivo dei "Teen Titans" fruibile sul servizio streaming on demand DC Universe e presto anche su Netflix. "Controverso" già per primi trailer e rumors, "Titans" va a collocarsi in una dimensione DC Live Action quanto mai tumultuosa e divisa. Tra discutibili adattamenti cinematografici giunti troppo tardi a inseguire i fasti del rodato Marvel Cinematic Universe, e serie televisive (quelle targate CW) che raccolgono tanto consensi quanto critiche, contribuendo a confondere sempre più un immaginario distante dalla coerenza costruita dalla Marvel. Ancor di più confonderà e farà discutere questo "Titans", pare già confermato per una seconda stagione all'indomani della pubblicazione del pilota. Una cosa è sicura. Vedendolo, i puristi si incazzeranno come iene. La fanbase dei fumetti si straccerà le vesti, ululerà al sacrilegio, si rotolerà in preda alle convulsioni graffiandosi la faccia, urinerà e defecherà in pubblico salmodiando in aramaico, scalerà le pareti lisce e Cthulhu sa cos'altro. Inutile illudersi. Succederà, e Internet sanguinerà, assieme all'anima nerd delle schiere.

Nondimeno... al sottoscritto questo episodio iniziale... è piaciuto.



O forse sarebbe più corretto dire che non gli è dispiaciuto. Parliamo pur sempre di un episodio pilota, e sospendere il giudizio definitivo sarebbe cosa buona e giusta. Tanto più che la serie si presenta da subito con una trama decisamente orizzontale. Sono consapevole che la cosa mi porterà critiche e pernacchie. Mi rassegnerò. Non sono anticonformista per partito preso, ma sono possibilista quando si tratta di narrazioni.  Vediamo di capire perché.

Partiamo dai tasti dolenti.
Si è detto, esaminando il trailer: "E' troppo dark. E il dark ha rotto il cazzo!"
Ok. Precisiamo che questo commento si basa sull'esito non proprio felice del Superman di Zack Snyder e (ancora peggio) sul Batman v. Superman dello stesso regista, che tanto hanno fatto soffrire gli appassionati. Due pellicole nelle quali, probabilmente per una malintesa digestione della trilogia di Christopher Nolan sul Cavaliere Oscuro, si è optato per un tono cupo delle atmosfere.
Bene. "Dark", in fondo, è soltanto una parola. Come lo è "Comedy". Presa da sola non è né buona né cattiva. Tutto sta a vedere la resa del prodotto cui si applica. Nel caso di "Titans", poi, il dark non c'è. Esatto. "Titans" non si può definire una serie supereroistica dai toni dark. "Titans" è nero. Anzi, nerissimo (anche questa è un'etichetta). Nero come la pece, che non lesina una discreta componente splatter nelle sue frequenti esplosioni di violenza. Il concetto di base che si coglie dalla visione è che il progetto stia tentando di giocare un'altra carta, parzialmente inedita rispetto all'ormai familiare "dark" che ha stufato tanti. "Titans" si propone di avere un approccio ai supereroi che mescola toni da horror soprannaturale a elementi crime. Un mondo in cui i superpoteri fanno paura, se non hanno un'origine diabolica, sono di provenienza aliena e del tutto amorale, e sono usati in modo spietato. Il bene e il male si confondono e l'idea stessa di eroe in costume si sfoca.


Detto questo, possiamo mettere una pietra tombale su una questione. Chi cerca in questa serie i Teen Titans dei fumetti... beh, se li può scordare.
Prendiamo Robin, il Dick Grayson oggetto di polemiche già dalla sua prima apparizione nei trailer, da quel famigerato «Vaffanculo, Batman!» che segnalava di per sé una distanza dalla fonte cartacea. Anche qui c'è da rassegnarsi. Il Dick Grayson che vedrete non è quello cui siete abituati dalle pagine dei fumetti. Forse è un Punisher con pose da ninja e gadget raffinati. Non si può negare che la violenza di questo Robin lasci scossi, e se il trailer vi ha dato fastidio, la scena di combattimento nella prima parte dell'episodio pilota si farà venire un attacco di itterizia. Il perché e il per come di questo suo comportamento è ancora tutto da scoprire (ci è stato suggerito da alcuni rumors). Diciamo che Dick è alla ricerca di una sua identità e di un affrancamento da chi lo ha addestrato in un certo modo. Vorrebbe non essere più Robin, lo vediamo esitare a infilarsi nel costume da vigilante. Eppure non riesce a evitarlo. Un po' come Rachel-Raven, che sente emergere la sua natura demoniaca e a tratti è costretta a scatenarla.
Quindi siamo distanti dalle controparti cartacee. E' un fatto. Piaccia o non piaccia. Personalmente, la cosa non mi ha turbato più di tanto. Arrivando addirittura a pensare di dare una chance a questa serie, e scoprire come evolverà.

Perché? Perché, a mio modesto avviso, la fedeltà alla fonte fumettistica non è una virtù inviolabile. Tutto è subordinato all'interesse della narrazione, alla capacità di intrattenimento del prodotto. E se questo riesce in qualche modo ad agganciare la mia attenzione, riesco a infischiarmene se un personaggio non è identico alla sua controparte di carta. "Titans" sembra proporre in modo dichiarato quello che nei fumetti è definito un "elseworld", una realtà alternativa, dove i personaggi hanno fatto percorsi differenti da quelli canonici. La accettiamo nei fumetti, perché non farlo nelle trasposizioni live action, sempre che la narrazione funzioni. Il tradimento del personaggio di Robin (cosa che la maggioranza non perdonerà, ne sono sicuro) è da rapportare a un quadro generale. Tutti i protagonisti sono versioni totalmente rivisitate degli eroi che conosciamo. I loro caratteri, il loro look, la loro storia personale. Starfire, criticata e sbeffeggiata sin dall'apparire delle prime foto, è forse la più spiazzante. Non per il fatto che sia nera (questa resistenza ha rotto le palle ed è diventata stucchevole quanto e più della tendenza del cambio di etnia in uso a Hollywood). Ma per il suo look appariscente, kitsh, da battona. Quel che spiazza è l'introduzione del personaggio, ancora misterioso, in cui - senza fare spoiler - il look da prostituta potrebbe rivelarsi tematico e addirittura contestuale al racconto. Tutto sta ad accettare la riscrittura dell'origine e della natura di questa creatura aliena (quale cazzo è il suo vero aspetto non si sa), e soprattutto a comprendere che non si è tentato minimamente di renderla visivamente simile al suo omologo a fumetti. La Starfire vera è dentro un involucro, una maschera, e la giustificazione (o meno) dipenderà dal prosieguo della storia.



Il clima da racconto horror è inoltre l'altro elemento che (a dispetto di molti) rende per me curiosa questa lettura. Era prevedibile che la storia diabolica di Raven facesse da filo conduttore. La scena iniziale (un mix tra cronaca di origini e citazioni da L'Esorcista) in qualche modo è un biglietto da visita che dice tutto. La cattiveria da vigilante di Dick, la visione lontana di un Batman violento, si incastrano abbastanza bene in un'atmosfera del terrore, dove più che il bene si dovrà scegliere il minore dei mali, e dove essere supereroi è qualcosa di fottutamente inquietante.

Insomma, "Titans" sembra partire come un esperimento. Un esperimento ancora lontano dall'essere concluso e riuscito. Diciamo che questo inizio ha centrato l'obiettivo di interessarmi, proprio per la sua capacità di disattendere le aspettative. Cosa che potrebbe anche essere un pregio, perché vedere riprodurre pari pari i propri eroi sullo schermo solletica un tipo di piacere nerd. Vederli diventare materia per costruire una forma diversa, con tutti i rischi del caso, titilla altre forme di perversione ludica. Se "Cloack and Dagger" falliva, trasmettendo soprattutto noia, questo "Titans" se non altro, spiazza e incuriosisce. Incuriosisce me, proprio perché trasgredisce.

Vedremo che cosa ci riserveranno i prossimi episodi. Adesso, attendiamo i flame e facciamo: OMMMMMMMM....

sabato 13 ottobre 2018

Strange Flesh: un gioco gay bear


Delirante, divertente, gayssimo.

"Strange Flesh" è un gioco platform a 32 bit a tematica gay prodotto e distribuito da greatestbear.com. Scaricabile gratuitamente per Windows e Mac e giocabile  anche online. E' un gioco dichiaratamente dedicato all'estetica gay bear (quindi rivolto principalmente a un pubblico omosessuale che apprezza le taglie forti) e fa dell'estetica ursina e dei suoi feticci il suo principale punto di interesse. Il gioco è stato concepito da una crew di programmatori che hanno scelto di restare anonimi e in alcune interviste su siti americani appaiono sotto i nick di Blazingcheecks e Ursa Major. Blazingcheecks, in particolare, è un artista la cui cifra stilistica è nota soprattutto grazie al forum FurAffinity, e ha trasfuso molta della sua scoppiettante verve grafica in "Strange Flesh". Tutto inizia con la storia di Joe, ometto sovrappeso dalla vita monotona, annoiato e depresso, che una notte tenta di sfuggire al grigiore della sua esistenza rifugiandosi in un locale gay chiamato "Strange Flesh". Lì conversa con il monumentale barista, orsone baffuto dal perenne sigaro tra le labbra, confidente per elezione di tante anime tormentate del pub. Il Barista (Bartender) è però anche un maestro dell'ipnotismo e dotato di poteri mesmerici, il quale penetra nella mente di Joe e inizia una progressiva conquista della sua psiche, determinato a sedurlo, fargli superare ogni freno inibitore e condurlo a una nuova consapevolezza di sé attraverso le gioie di una sessualità liberata.


Il gioco consiste esattamente nel viaggio psichedelico (ed erotico) del Bartender nei vari livelli della mente repressa di Joe. Un microcosmo astrale dove dovrà scontrarsi con la personificazione di tabù culturali, ma anche anticorpi psichici perversi non proprio concilianti. Il tutto portando avanti la progressiva seduzione di Joe, sopravvivendo a  fantasiosi mostri sessuali e ai trabocchetti di una personalità nevrotica che non è ancora pronta a lasciarsi andare. Al confronto fisico (ma sempre sul piano astrale) si accompagnano forme di attacco più insinuanti, come il bacio del barista che soffia il fumo del suo sigaro direttamente in gola dei doppelganger bellicosi di Joe, rendendoli alleati nelle successive battaglie o addirittura portandoli a un livello di eccitazione tale da concedersi fisicamente. Qui il gioco mostra i suoi aspetti più hard, con scene di sesso gay abbastanza esplicite a seconda dell'energia erotica che il Bartender è riuscito ad accumulare nel corso delle missioni. L'orgasmo dei droni psichici, sottolineato da una vera e propria esplosione di sperma, gli fornirà bonus per nuove vite aiutandolo a proseguire la sua avventura, in un progressivo aumento di difficoltà mentre l'asticella del delirio erotico sale a ogni nuovo livello.


Il modello di "Strange Flesh" si rifà esplicitamente al classico "Streets of Rage", ma con una cifra omoerotica ovviamente accentuata, a tratti persino a luci rosse, e una scoppiettante psichedelia erotizzata. L'espediente  del viaggio telepatico genera uno scenario alla Alice in Wonderland in chiave omoerotica, con sottili influenze BDSM. La lotta è contro i freni inibitori che separano Joe dall'accettazione di se stesso e quindi dalla felicità, rendendolo nello stesso tempo nemico e premio del gioco stesso. Il Bartender è un supereroe un po' brutale, una forza della natura che marcia contro gli ostacoli culturali distruggendoli per la liberazione, in questo caso, di un principe peloso. La dinamica del sigaro (chiaro simbolo fallico) e del fumo soffiato nelle prede attraverso il bacio (ma non tutti i nemici sono così facili da sedurre), sono solo un paio delle tante divertenti simbologie omoerotiche di "Strange Flesh". Le inibizioni di Joe possono nascondere insidie impreviste, come misteriosi virus psichici pronti a scatenarsi subito dopo il piacere sessuale, e potenti resistenze in chiave sadomaso. Insomma, "Strange Flesh" è un gioco sfacciato, cattivello e davvero divertente. E se vi sembra troppo semplice o addirittura facile, aspettate di ritrovarvi all'inferno, davanti al temibile Punk God, sexy rock star demoniaca delle profondità perverse della mente deviata di Joe. Non basteranno un bacio e una boccata di fumo lì.


giovedì 11 ottobre 2018

Coming Out Day

Per la giornata del coming out: ancora una volta lo diciamo con i fumetti, ricordando Ralf Konig. Il celebre autore tedesco che nelle sue opere ha sdoganato la vita LGBT e i suoi naturali parallelismi (similitudini, sovrapposizioni, omologhi) con l'eterosessualità. La vita di coppia di Konrad e Paul, la lotta del commissario Mackeroni contro il Condom Assassino, i dibattiti tra i cani Roy e Al e i loro padroni, la scoperta della sessualità del primo essere umano e gli esperimenti del creatore in Prototipo, gli orsi e le drag Queen... e un arcobaleno di caratteri che trascende gli orientamenti, coinvolgendo tutto e tutti in un carosello agrodolce, dove la vita è sia commedia che dramma. Ma soprattutto dove ognuno è se stesso. Nella sua complessità. Nella sua umanità.





martedì 2 ottobre 2018

Solo una nota (dopo aver visto "L'uomo che uccise Don Chisciotte")




Semplicemente incantevole! Bravo, Terry Gilliam. Stratosferico Jonathan Price. Bravi tutti. Davvero bello (e triste), sia pur in parte debitore alla stessa poetica della "Leggenda del Re Pescatore". Il capolavoro di Cervantes, con il suo finale moraleggiante, è ormai superato da un nuovo canone e una nuova icona Don Chisciottesca, come già avveniva (in termini molto più grezzi) nel musicale "L'uomo della Mancia" con Peter O'Toole. Don Chisciotte non deve chiedere scusa a nessuno, non deve riscattarsi dalla follia. E' assai più nobile vivere da Don Chisciotte che da razionale, omologato, triste personaggio della realtà. Ammesso che la realtà esista, e che non sia affollata da tanti Don Chisciotte che tentano di plasmarla a modo loro, a seconda dei propri sogni e delle proprie risorse. Un film che è un inno alla fantasia e al cuore prima di ogni altra cosa.


La nota dolente. Chi difende la concezione (sacrosanta) dei film visti al cinema... o è un illuso (un Don Chisciotte a sua volta) o sulle mie spalle grava una maledizione che mi fa sedere sempre accanto a gente molesta, nel cinema sbagliato, nel giorno sbagliato, allo spettacolo sbagliato. Anche questo orrore causa il disperdersi di tanti preziosi dettagli di un film che andrebbe seguito e gustato in pace.
Se non altro, nell'intervallo ho cambiato posto. Mi sono ammazzato gli occhi per quanto ero vicino allo schermo, ma ho potuto fruire meglio il secondo tempo.




lunedì 1 ottobre 2018

DEVILMAN - OMNIBUS alla Biblioteca SRA


"DEVILMAN - Omnibus". L'infernale classico di GO Nagai è appena stato donato alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. I demoni, gli uomini, il creatore e tutta l'ambiguità dei concetti di bene e male. Un gioiello nichilista che ha fatto la storia (non solo) dei manga. Lo spazio e l'iniziativa cresce sempre di più. Tutte le vostre donazioni sono mattoni che contribuiscono a concretizzare giorno dopo giorno un grande sogno culturale. Grazie di cuore a quanti donano, dai loro scaffali, dalla nostra lista Amazon o versando sul nostro conto Paypal. Siete diabolicamente meravigliosi. A Palermo ci sarà sempre un Altroquando e un sogno da difendere, per la condivisione della nona arte.

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giovedì 27 settembre 2018

Biblioteca SRA: habemus MAFALDA

«Con tanti mondi più evoluti... sono dovuta nascere proprio in questo?!»
"MAFALDA - Tutte le strisce" dal genio di Quino, edito da Salani. Un bellissimo dono per la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio. Grazie al vostro sostegno cresce anche la sezione historieta, dedicata all'importantissimo fumetto argentino. Mafalda, un pezzo di storia, un simbolo, un gioiello della nona arte. Un volume di 645 pagine che ne documentano la lunga avventura tra ironia e impegno sociale. Non poteva mancare in uno spazio per la condivisione gratuita del fumetto a Palermo. Grazie a tutti quelli che donano.