giovedì 26 ottobre 2017

Il marito di mio fratello [di Gengoroh Tagame]


Planet Manga porta in Italia un Gengoroh Tagame inedito sotto tutti i punti di vista. Con "Il marito di mio fratello" (Otouto no otto) il maestro del bara manga sadomaso più estremo, stavolta dà vita a un tenerissimo racconto istruttivo sull'accoglienza dell'estraneo, sulla caduta dei pregiudizi e sul ruolo chiave che in questo possono (o dovrebbero) avere le nuove generazioni, soprattutto i bambini. Occhi innocenti in grado di vedere oltre le sovrastrutture, capaci di mostrare ai propri genitori la forma più spontanea di rispetto e amore. Forse un po' di miele che cola. Ma ci sporca tanto volentieri.




sabato 21 ottobre 2017

IT (ma di più... Essi Vivono)


Ho visto "IT".

Più o meno.
Risultato? Dovrà passare un po' di tempo perché torni a vedere un film in una sala cinematografica. Non per il film. Per il pubblico. Non vivevo un'esperienza così frustrante da quando ero ragazzo. Quando vidi per la prima volta “The Goonies” mi trovai ad assistere a un film quasi muto. Il rumore di fondo generato dallo schiamazzo arrivava a coprire il sonoro della pellicola. Quell'esperienza estrema era rimasta isolata. Fino a oggi. In tanti, parlando di “IT” di Andrés Muschietti, hanno tirato in ballo il film di Richard Donner del 1985. Beh, qualcosa di vero dunque c'è. Non tanto per il tono del film di Muschietti, quanto per un triste ricorso storico. Mi si risparmi la predica sul fatto che i film vanno visti in sala su grande schermo. Forse in altre città funziona in modo diverso, non lo so. Ma qua parliamo davvero di soldi buttati. A che serve vedere un film sul grande schermo quando tutto il resto è rovinato?
E poi... i commenti dei giovani spettatori. La grande metafora del romanzo di Stephen King sulle paure (al plurale) dell'ingresso nell'età adulta e sulla necessità, da adulti, di tornare ragazzi per sopravvivere. Tutto il senso di solidarietà con la banda dei perdenti... spazzata via da una folla di ragazzi che prendevano per il culo il personaggio dell'adolescente grasso, esortando i bulli a fare di peggio. L'ho preso in modo emblematico, e l'ho vissuto come un fallimento culturale.

Nella realtà IT ha vinto.
E' vivo. E mangia.
Il vero orrore era in sala.

Ma veniamo al film.
Tenendo anche conto che le modalità in cui l'ho visto potrebbero avere influenzato il mio giudizio generale...
Il film è carino. Per me, non un "capolavoro", parola oggi abusatissima. Ha delle scene molto suggestive e il Pennywise di Bill Skarsgård è insinuante e riempie lo schermo.

Solo che... SOLO CHE...


C'è un difetto che per un lettore appassionato del romanzo come me è sostanziale. Che mi faceva partire un po' prevenuto (perché è alla base del progetto cinematografico) e che a mio parere è confermato dopo la visione del film. Per ragioni commerciali e per prendere le distanze dalla miniserie televisiva degli anni 90, si è deciso di abolire l'alternanza temporale della narrazione e dividere la vicenda in due film, separati dal salto generazionale. Secondo me, questo impoverisce tutto alla radice. Fa perdere il senso iniziale di mistero, del passato che lega questi adulti, collegati da un oscuro segreto, richiamati a un tratto nella loro cittadina d'infanzia. Fa perdere epicità al racconto, ma soprattutto infrange il gioco di specchi (fondamentale nel romanzo) tra infanzia e età adulta, in cui i personaggi tendono a ripetere situazioni che hanno già vissuto da ragazzini. IT, il romanzo, in fondo, anticipava il racconto a mosaico che sarebbe stata una serie televisiva come LOST. La miniserie (che io ho visto già adulto, e quindi con un occhio smaliziato) manteneva i due piani temporali, ma impoveriva tutto con una lettura frettolosa e un'impronta che risentiva dei canoni televisivi del suo tempo (non sto dicendo che è meglio del film, non è così). Io temo che il secondo capitolo del nuovo IT rischi di essere debole, visto che il cuore pulsante del romanzo è la parte ambientata nel passato e i suoi riflessi nel presente. Rischia di annacquarsi e diventare un sequel banalissimo. Inoltre, (ma questo è tutto un mio vissuto personale) avrei voluto che il film osasse di più. E' discretamente violento, ma il romanzo... è turpe, raccapricciante. E tanto più disturbante facendo contrasto con la giovane età dei protagonisti. Avrei voluto qualcosa di più estremo che ovviamente non poteva trovare spazio in un prodotto destinato a essere un blockbuster. Aggiungiamoci che si fa un gran parlare della scena (emblematica) del romanzo in cui dopo avere affrontato il mostro i ragazzi... fanno una certa cosa. Non era realizzabile, OK. Ma nel romanzo non c'è solo questo. IT è un romanzo complesso e stratificato, non è soltanto LUNGO. La scena di omosessualità tra i due ragazzi bulli, in cui uno prima si lascia sedurre, poi prevale il suo machismo, ha un suo significato profondo, ed esplica la contraddittorietà e ipocrisia di questi personaggi negativi. E la seguente scena delle sanguisughe alate, scena in cui resta coinvolta anche Beverly (una delle più disturbanti nel romanzo) è di grande impatto. Tutto questo, nel film non c'è. C'è un'atmosfera che riflette pallidamente il romanzo (ma è così nella maggior parte delle trasposizioni), delle belle trovate visive, un discreto ritmo e un villain carismatico. Volendo non è poco. 

Il vero IT difficilmente lo vedremo in un prodotto filmico. Forse la sua vera destinazione sarebbe una serie TV lunga e articolata su un'emittente spregiudicata in grado di rompere certi argini. E forse, nel tempo, succederà. Anzi, nel tempo, in futuro, succederà senz'altro, senza con questo darne per scontata la qualità. Ma le emozioni del libro, così denso e ricco, possono essere cercate solo nel romanzo. Come sempre. Un film piacevole, ma che non ha modo di affiancarsi alla statura della fonte letteraria, anche perché mutilato da una scelta di partenza che in buona parte lo snatura. E non lo definirei neppure il migliore degli adattamenti possibili. Questo non è affatto vero. Senza estremismi, sorvolando sulle perle gettate ai porci, sul messaggio dolcissimo di questo racconto orrorifico presentato a un pubblico di giovani privi di empatia, sul fatto che mi sono trovato in mezzo a una platea di ragazzi bulli... Sorvolando sul fatto che... durante la scena in cui i Perdenti fanno un patto di sangue tagliandosi con un pezzo di vetro, sentire il coglione seduto dietro di me dire «Tagliali la panza, che c'è abituato!» mi ha fatto inorridire ben più degli effetti splatter... (anzi, mi ha fatto proiettare un'allucinazione grottesca alla "Scrubs" in cui stavo vedendo "Il pianista" di Polanski e intorno a me sentivo commentare «Sì, ammazzateli tutti. Di più ne dovevano sterminare. Hail Hitler!») ...capisco chi apprezza il film. Non mi è dispiaciuto, ma con qualche riserva. E forti perplessità sul secondo capitolo che verrà.

Pensandoci bene, non è da escludere neppure che una volta uscito il secondo capitolo, sia proposta una versione Home che presenta un montaggio dei due film con i due piani temporali. Ma dubito comunque che possa funzionare. 

Tutto questo, però, alla luce di altro, conta veramente poco. IT prospera, i Perdenti restano perdenti. E in platea siedono i discendenti di Henry Bowers. E sorge lo sgradevole dubbio che il prodotto commerciale in questione, tutto sommato, oggi trovi in loro la sua principale fetta di pubblico. E' amaro, pensare questo. Ma anche legittimo, davanti a certe reazioni.

Sì. Essi vivono.

venerdì 20 ottobre 2017

Che cos'è un Antieroe?


Anti...calcare. Anti... congelante. Anti... depressivo. Anti... eroico? Che significa? Eppure il nostro immaginario pullula letteralmente di antieroi. Mai è stato affollato quanto in questi ultimi tempi, anche in ambito fumettistico e supereroistico. Ma da dove vengono, di quanti tipi ne esistono? In che misura sono "eroi" e in che misura solo "anti"? La risposta è meno facile di quanto possa sembrare. E anche stavolta ha radici profonde quanto la storia dell'uomo e di tutti i suoi sogni (e incubi).

sabato 14 ottobre 2017

Blade Runner 2049: Passato e Futuro (Non è una recensione)


Ho visto oggi (?) “Blade Runner 2049”. Non parlerò della trama del film, ma di un'altra esperienza e di quali riflessioni mi ha suscitato. Perciò tranquilli. Nessuno spoiler.

Visione in cinema multisala. Ormai il film è alle battute finali, si capisce. Momento topico, la musica incalza. A un tratto... l'immagine si frizza e tutto si ferma. Gli istanti passano, ma la sequenza rimane lì, congelata. Poi le luci in sala iniziano a riaccendersi. Per un lungo istante ho pensato (lo giuro): «Ma che razza di trovata per concludere!» Non sarebbe stato poi tanto strano. Chi ha visto la prima edizione di “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola in sala, con il film privo di titoli di testa e di coda, che iniziava e finiva così, brutalmente... capirà il senso di straniamento.

Dunque arriva la voce di un membro dello staff del cinema.
«Signori, c'è un problema in cabina di proiezione. Solo pochi minuti e risolveremo.»
Invece no. Poco dopo, un altro impiegato del cinema, stavolta una ragazza sorridente, si presenta e informa il pubblico che il guasto non è rimediabile in tempi brevi. Qualcuno, in mezzo al pubblico, mormora che non l'aveva mai visto succedere, e la ragazza, continuando a sorridere con imbarazzo, conferma che non era mai successo neppure a lei. Purtroppo un filo da qualche parte si è bruciato. Alla fine del film mancava solo un minuto, forse due e poi titoli di coda. Non può neppure raccontarcelo, perché non l'ha visto. Ma i nostri biglietti saranno siglati, e uno dei prossimi giorni potremo tornare per assistere, in via straordinaria, agli ultimi minuti di proiezione. Sempre in sala, un ragazzo mormora tra un'imprecazione e l'altra: «Ma io sono di Milano!»

Uscendo dal cinema con il biglietto siglato per una (parziale) visione successiva, mi rendo conto che proprio oggi pensavo al fenomeno dei multisala, e a come stanno soppiantando i cinema convenzionali di una volta. Né più né meno di come le fumetterie private, come quella che ho contribuito a gestire per anni, stanno sparendo, sostituite da store del fumetto collegati commercialmente a marchi editoriali o a catene di distribuzione. Mi scopro a ricordare i cinema frequentati nei decenni passati, e a quante volte ho visto la pellicola rompersi durante la proiezione, e quanto questo inconveniente fosse velocemente risolvibile. Tutto a un tratto non penso più al cinema, e al film di cui non ho potuto vedere il finale. Penso che il futuro e il progresso non sono mai scontati. Che tutto ciò che è nuovo non lo è. Non importa se parliamo di tecnologia o di risorse umane. Penso a quanti figli, scherzando con i genitori, parlano di ospizio, di quanto spesso sentiamo parlare di chi è anziano come se non contasse più. E, con un misto di crudeltà e rammarico, penso a quanti giovani ho visto scivolare su una buccia di banana per poi far molta fatica a rialzarsi. Fermati nella loro corsa da una disgrazia o da una malattia, che poi è lo stesso. Aldilà di questa trascurabilissima disdetta, mi trovo a pensare che il passato è sempre più importante. Come una radice salda, a cui dobbiamo restare aggrappati per costruire un futuro che abbia senso. Che il nuovo che soppianta il vecchio non è sempre affidabile, e può franare senza preavviso. Che è per questo che dobbiamo sempre rispetto agli anziani, ai nostri ricordi, alla nostra storia. E che dobbiamo conservarci lucidi per non scambiare il nuovo con l'affidabile. Non è sempre così. La memoria è importante, il passato siamo noi, in tutte le fasi della nostra vita. Se non lo siamo oggi, lo saremo domani. Per questo, raccontare storie è così importante. Per questo va fatto sempre. Per questo va fatto bene.


lunedì 9 ottobre 2017

Ultimate Spider-Man e Ultimates alla Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio


"Ultimate Spider-Man" da nr. 1 a 40 e "Ultimates" - Prima Stagione completa. Brian Michael Bendis e Mark Bagley il primo, Mark Millar e Bryan Hitch il secondo. All'inizio degli anni 2000, la Marvel lanciò la linea "Ultimate". Un'etichetta che proponeva una serie di remake delle avventure dei suoi personaggi di punta secondo i linguaggi del nuovo millennio. In questo caso Spider-Man e gli Avengers ripartivano da zero, e le loro storie sviluppavano atmosfere e snodi narrativi citazionisti, ma sotto molti aspetti indipendenti dalle loro controparti classiche. Queste due serie sono entrate a far parte della Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio, e presto potrete leggerli gratuitamente. Una realtà palermitana che continua a crescere, in un ambiente che va somigliando sempre più al nostro amato, vecchio Altroquando. Grazie a chi ci sostiene e lo rende possibile.
Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o fare una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.

martedì 3 ottobre 2017

E intanto la biblioteca cresce...


Oggi, mentre sono preso dalle mie cose, il citofono suona in modo imperioso, tanto che sul momento mi sembra un grido.
- Pronto?
- Ci sono due colli. Qualcuno scenda a ritirarli.
Due colli? Non sentivo questa frase dai tempi delle consegne in fumetteria. Alla fine, chiarito anche il suono del citofono che sembrava un urlo.
E' arrivato Dylan Dog. In due colli. Direttamente da Bergamo. Un dono per la Biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio all'associazione Altroquando.
GRAZIE. Di cuore. Alla faccia di chi ritiene morto e sepolto Altroquando e il sogno di Salvatore a Palermo. Altroquando e il suo fondatore vivono ancora, e crescono grazie a voi anche in altre parti di Italia. Siete grandi.
Per sostenere la biblioteca autogestita potete donare libri e fumetti (contattateci alla mail altroquandopalermo@gmail.com) o con una piccola donazione monetaria sul nostro conto Paypal: http://paypal.me/altroquandopalermo
Ma potete anche scegliere di acquistare un titolo ancora assente dallo scaffale e farlo pervenire alla nostra associazione. Grazie a tutti per l'affetto e la solidarietà che dimostrate. Ci sarà sempre un Altroquando.