domenica 20 aprile 2014

Doctor Sleep di Stephen King


Diciamolo: Stephen King è uno scrittore non soltanto prolifico, ma addirittura incontinente, e questo non è necessariamente un pregio.

L'ultimo decennio non è stato clemente con il re dei romanzi horror, almeno per i lettori più scafati che lo seguivano già da tempo. La noia e i cliché erano diventati i suoi veri mostri, infestando le pagine di romanzi prescindibilissimi come L'acchiappasogni e lo zombesco Cell, per nominare alcuni dei passi falsi dell'ultima parabola narrativa dell'acclamato scrittore del Maine.
Stephen King, negli anni, si era andato rivelando un autore discretamente eclettico, in grado di proporre letture sempre meno legate al genere d'intrattenimento che lo aveva reso celebre e di scolpire affreschi romanzeschi di grande spessore, spesso abbandonando del tutto l'elemento spaventoso o sovrannaturale a favore di una maggiore profondità letteraria.

Il precoce matrimonio con il cinema, poi, aveva finito con l'influenzare non poco la sua prosa, a volte deturpandola in modo significativo. Per questo perle come Il miglio verde contengono pagine che stonano nella generale poesia dell'opera, quasi stessimo leggendo la descrizione in prosa di goffi effetti speciali visti sul grande schermo. Un'altalena che dura da decenni, tra romanzi che pur non collocandosi tra i grandi capolavori della narrativa restano nella memoria come cari compagni di strada e pastrocchi insipidi, presto dimenticati. Succede con gli autori di best sellers. La domanda sul ruolo più o meno esteso dei famigerati ghost writers è sempre dietro l'angolo, e mai, probabilmente, avremo una vera risposta. Omero esisteva? O l'Odissea l'hanno scritta in tanti?

Poi, anzi, prima, è venuto Shining. Il terzo romanzo di King in ordine di pubblicazione, e per molti versi il più famoso. Ma a quale prezzo?
Certamente la narrativa di King avrebbe finito col decollare a prescindere, ma non si può negare che quando viene sussurrata la parola Shining quel che viene in mente ai più è il film di Stanley Kubrik del 1980, e che è anche grazie a questa lettura cinematografica (ufficialmente sconfessata dall'autore del romanzo) che la popolarità di King ha ricevuto la spinta definitiva.

Le polemiche e i confronti lasciano il tempo che trovano. Shining di Stephen King è un romanzo discreto, piacevole, ma ancora acerbo, mentre il genio visionario di Stanley Kubrik era già al massimo del suo potenziale. La prosa, oggi invecchiata, del libro resterà sempre un passo indietro rispetto alla sintesi per immagini che azzera l'ovvio delle parole e mette le ali a emozioni del tutto indipendenti dall'opera originale. Kubrik, insomma, vinceva a mani basse. Ciò non toglie che (al contrario di quel che si sente dire) lo Shining letterario (dal quale il regista Mick Garris trasse una filologica miniserie televisiva negli anni novanta, sceneggiata stavolta dallo stesso King) abbia una sua ragion d'essere e rimanga la fonte di una mitologia paranormale che ha influenzato una quantità smisurata di fiction successiva in equilibrio tra i vari media. Se quasi nessuno, oggi, ricorda che Psycho nasce come un romanzo di Robert Bloch da cui Alfred Hitchcock trasse un incubo cinematografico indimenticabile, lo Shining letteraio si difende tutto sommato abbastanza bene, conservando la sua non indifferente schiera di affezionati lettori.

Ed ecco, dopo oltre trent'anni dalla pubblicazione del romanzo originale, arrivare Doctor Sleep, seguito di Shining, quello che l'autore in una nota si affretta a definire “il seguito della Vera Storia della famiglia Torrance”.
E... sopresa: Stephen King è tornato. Il King leggero, il King introspettivo e avventuroso, quello con meno pretese, ma capace di incastrare il lettore in una ragnatela di fatti e personaggi che acquisterà senso capitolo dopo capitolo. Insomma, Doctor Sleep è uno Stephen King che più classico non si può. E questo sì che vuole essere un complimento.

Perno del racconto è Daniel Torrance, quel bambino che fuggiva dalla furia di un padre alcolista caduto preda delle presenze demoniache dell'Overlook Hotel. Il bambino portatore dello shining, la luccicanza, come venivano definiti i suoi poteri paranormali (ma nella prima traduzione italiana era chiamato l'aura). Danny oggi è sulla quarantina, ed è ancora in fuga dalla terribile esperienza in cui il padre ha perso la vita e per poco lui stesso e la madre Wendy non sono stati fatti a pezzi. La vita non può essere facile per un portatore di shining, dono e maledizione nel medesimo tempo, che porterà Danny a vivere una serie di esperienze degradanti prima di trovare una parvenza di equilibrio e una vita più serena. Almeno finché la sua strada non si incrocia con quella di un'altra persona dotata di shining, qualcuno con cui condivide un misterioso legame, e che corre un pericolo non meno terribile di quello ch'egli stesso ha affrontato nella sua infanzia.

Doctor Sleep, per certi versi, arriva fuori tempo massimo. I racconti horror o semplicemente thriller che vedono per protagonisti individui dotati di poteri esp sono stati sdoganati e sfruttati ormai fino allo sfinimento. La televisione, soprattutto, con i suoi prodotti seriali ci ha abituato alle avventure mistico-noir di varie Medium e Ghost Whisperer, solo per citarne un paio. Ma non bisogna sottovalutare la carica nostalgica di Doctor Sleep, e il modo in cui riesce ad attingere al passato (le presenze diaboliche dell'Overlook, che non sono state esorcizzate definitivamente come credevamo) per usarlo in modo imprevedibile e inaspettatamente divertente.

I villain del romanzo, per una volta, non sono spettri né demoni, ma personaggi abbastanza inconsueti, parzialmente imparentati con i vampiri, ma legati alle persone dotate di shining da un inquietante rapporto di predatore e preda, come collocati in una catena alimentare paranormale. Figure pittoresche che devono qualcosa, per look e vezzi, ai clan familiari psicopatici del cinema anni settanta e di tutti i successivi epigoni (Non aprite quella porta e La Casa dei 1000 corpi). Figure quasi fiabesche, simili alle streghe e agli orchi dei racconti di Perrault, ma forniti di un carattere definito, persino vagamente simpatici quando ci si riesce a dimenticare per un momento dell'estrema crudeltà delle loro pratiche di sopravvivenza.

In definitiva, Doctor Sleep è un'avventura fantastico-orrorifica che gratificherà senz'altro il lettore appassionato di King. Al di là dei feticci, di quel che resta delle ombre dell'Overlook, dello shining e della parola REDRUM, Stephen King ci dona finalmente un nuovo romanzo che intrattiene, e paradossalmente culla il lettore con le sue trame inquietanti, mentre un pericolo atroce si fa sempre più vicino.

Inevitabile chiedersi come e quando Doctor Sleep sarà portato sullo schermo. Succede a tutti i libri di King e questo atteso seguito della sua opera più popolare non costituirà certo un'eccezione alla regola. Chiunque ci si cimenterà dovrà confrontarsi con dei dilemmi commerciali e tecnici di non poco conto. L'ingombrante ricordo dello Shining cinematografico che semina nella memoria dettagli che cozzano con la continuity di Doctor Sleep, e un sottotesto da fiaba nerissima che rende il racconto efficace sulle pagine di un libro, ma ad alto rischio di banalizzazione se adattato per immagini. Potremmo dire che in definitiva Doctor Sleep non conta tanto per quel che dice quanto per il recuperato fascino affabulatorio di uno Stephen King al meglio delle sue possibilità. Chi ha letto il suo Shining e lo ha amato, tornerà piacevolmente sul luogo del delitto, e scoprirà una storia completamente diversa, sia pure condotta dal medesimo filo rosso. Una galleria di personaggi che si possono amare, siano buoni o cattivissimi, come da bambini abbiamo amato anche Capitan Uncino o la Strega di Hansel e Gretel.
Questo, alla fine della fiera, è Doctor Sleep. Lo Shining dei nostri ricordi che getta la maschera e si rivela per quel che è sempre stato. Una paurosa, accattivante fiaba per adulti.


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